Regno Unito e politica estera: nuovi accordi commerciali dopo la Brexit
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Regno Unito e politica estera: nuovi accordi commerciali dopo la Brexit

Sono giorni fondamentali per il Regno Unito, che a partire dal primo gennaio prossimo dovrà affrontare l’imminente deadline della Brexit. Previsti nuovi accordi con paesi appartenenti al Commonwealth finalizzati al rafforzamento di rapporti bilaterali ed alla mitigazione dell’effetto della Brexit.

Come potrebbe cambiare la politica estera britannica da gennaio 2021? Converrà ancora aprire un’azienda nel Regno Unito?

    Regno Unito e politica estera: nuovi accordi commerciali dopo la Brexit

    Regno Unito: nuovi accordi commerciali nel post Brexit

    Il Regno Unito non è ancora riuscita a siglare un accordo finale con l’Unione Europea. Mentre si lavora nel perseguire l’obiettivo di agevolare una transizione morbida del paese al di fuori dell’Unione Europea, il Regno Unito sta impegnando molte risorse nella ricerca di nuovi accordi commerciali.

    Accordi di libero scambio con i paesi del Commonwealth: dalla Cina, al Canada, all’Australia

    Il Regno Unito è al lavoro su diversi fronti a livello di politica estera. Gli sforzi si concentrano nel chiudere accordi sul piano commerciale con nazioni estere come la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti, ed appartenenti al Commonwealth come il Canada.

    Canada: abrogazione delle tariffe sulle merci

    In particolare con il Canada, il Regno Unito, ha già raggiunto un importante accordo di transizione commerciale Post-Brexit che agevolerà gli scambi tra i due paesi. Il primo ministro britannico Boris Johnson insieme al primo ministro canadese Justin Trudeau, affiancati dal ministro del Commercio Internazionale Canadese Mary Ng e dal segretario per il Commercio Internazionale britannico Liz Truss, hanno discusso un accordo di continuità commerciale. Questo prevede l’abrogazione delle tariffe su ben il 98% delle merci esportate tra i due paesi e che porrà le basi per il raggiungimento di un accordo permanente e più ambizioso nel corso del 2021.

    Il ministro Canadese Justin Trudeau ha affermato: “ora possiamo lavorare ad un accordo su misura, globale, che nel corso degli anni avvenire potrà massimizzare le opportunità commerciali per tutti”. Johnson, il primo ministro britannico, ha sottolineato che: “il libero scambio è una parte importante del modo in cui ci potremmo riprendere dal Covid-19. Penso anche che il Canada e il Regno Unito potranno condividere insieme anche degli accordi dedicati all’ambiente, sostenendo anche i provvedimenti presi dal Canada per l’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050”.

    Ora che i negoziati tra i due paesi si sono conclusi, l’accordo dovrà essere approvato dai parlamenti di entrambi i paesi. Il Canada dovrà modificare le leggi e i regolamenti previsti nei confronti della Gran Bretagna, incluse le tariffe doganali. La stessa cosa dovrà essere fatta dal Parlamento inglese, entro la fine dell’anno molto probabilmente, al fine di rendere l’accordo effettivo il prima possibile.

    Oltre agli accordi con il Canada, il Primo Ministro Boris Johnson insieme alla sua squadra di governo sta lavorando anche a nuovi accordi di libero scambio con altri paesi del Commonwealth tra i quali figura l’Australia. 

    Australia: dazi doganali e libero scambio

    L’Australia, secondo quanto dichiarato dal consigliere del Board of Trade del Regno Unito Tony Abbot è in procinto di siglare un accordo di libero scambio con il paese anglosassone, che dovrebbe essere ratificato prima di Natale. Un accordo commerciale che, come sostenuto dallo stesso consigliere, non prevedrà dazi o quote da corrispondere sugli scambi commerciali tra Australia e Regno Unito. Si presume che offrirà regole meno stringenti sulla circolazione dei britannici e degli australiani nei rispettivi paesi del Commonwealth dopo la Brexit.

    Oltre che con l’Australia, nel corso del 2021, idealmente dopo la conclusione dei negoziati  e l’uscita effettiva della Gran Bretagna dall’Unione Europea, il governo britannico punta a chiudere altri accordi di libero scambio commerciale anche con paesi del Commonwealth quali: Nuova Zelanda, Singapore, Papa Nuova Guinea, Belize, Barbados.

    Negoziati per l’Europa. A che punto siamo?

    I negoziati commerciali tra Unione Europea e Regno Unito sono ancora a un vicolo cieco e la tensione è alta. Disaccordi importanti riguardano le regole di concorrenza tra le imprese, i meccanismi di controllo alle dogane e l’eventuale iter di risoluzione da attuare in caso di future controversie.

    Per scongiurare il tanto temuto evento dell’Hard Brexit, è necessario che il governo di Boris Johnson e la commissione Europea a Bruxelles guidata dalla presidente Von der Leyen riesaminino le proprie rispettive istanze.

    Uno spiraglio di luce sembra riaprire comunque il dialogo tra le parti. L’8 dicembre è stata raggiunta un’intesa tra il Regno Unito e l’Unione Europea sugli accordi commerciali nel post-Brexit con l’Irlanda del Nord. Il Regno Unito abbandonerà le clausole dell’Internal Market Bill al fine di ridurre al minimo i controlli e le imposizioni doganali sui prodotti alimentari e medicinali in ingresso dall’Irlanda del Nord a partire dal 1 gennaio 2020. “Questo è un momento importante per le imprese del Regno Unito”, afferma Jayne McCormack, giornalista della BCC.

    Post Brexit: conviene ancora aprire una società nel Regno Unito?

    Si conferma l’impegno del governo britannico nel concludere accordi commerciali con le nazioni estere al di fuori dell’UE e di stringerne di nuovi con i paesi del Commonwealth. Ciò potrebbe portare nuova linfa vitale alla creazione di società nel Regno Unito dopo la Brexit. Secondo alcuni analisti l’imprenditoria godrebbe infatti non solo dei vantaggi preesistenti in termini fiscali e burocratici, ma anche di nuovi accordi bilaterali.

    Quali sono però i vantaggi possibili nell’apertura di una LTD nel post Brexit?

    Vantaggi di una LTD dopo la Brexit

    Aprire una LTD nel post Brexit offre numerosi vantaggi sia in termini di tassazione ridotta, che per via della flessibilità burocratica. Nello specifico, i benefici più rilevanti sono:

    Burocrazia semplificata. Il sistema britannico permette l’accesso via web ad un sistema burocratico semplice e immediato rendendo la gestione dell’azienda particolarmente agevole.

    Protezione dei beni mobiliari e immobiliari. Come per le Srl italiane, la società LTD inglese offre la limitazione di responsabilità unicamente sulle quote societarie ed il patrimonio aziendale, non intaccando il patrimonio personale in caso di fallimento o crediti insoluti.

    Bassi costi di incorporazione. L’apertura di una LTD può essere fatta direttamente dal sito dell’HMRC (l’agenzia delle entrate inglese) con tempi e costi ridotti. Ma se da un lato la burocrazia è snella ed efficiente, la fase di incorporazione è da gestire con attenzione. Non a caso negli ultimi anni sono sorte un’infinità di aziende di consulenza per l’incorporazione di aziende nel Regno Unito. Come ci spiegano dalla società di consulenza GR Morgan Formation di Londra, aprire una LTD nel Regno Unito è un processo veloce, che però necessita di una valutazione attenta proprio nella fase di incorporazione.

    Tassazione agevolata e Aliquote IVA. La LTD prevede una tassazione del 19% da corrispondere sul ricavato netto prodotto dalla società. Per il 2021 questa percentuale potrebbe ridursi al 15%, come prospettato dal governo al fine di agevolare le imprese britanniche ed attrarre maggiori investitori esteri. L’IVA è opzionale  per ricavi massimi pari a 85 mila euro all’anno. Per gli imprenditori che operano con il VAT Number (identificativo inglese dell’IVA), è prevista un’aliquota che va dallo 0% al 20% in base alla categoria merceologica o di servizi offerti. Anche sotto quest’aspetto il governo britannico si sta muovendo al fine di varare un nuovo regolamento che abbassi ulteriormente le aliquote IVA, dopo l’uscita dall’Unione Europea.

    Accordi commerciali: nuovi vantaggi per l’imprenditoria nel Regno Unito

    Oggi i vantaggi offerti dal sistema del Regno Unito sono ancora del tutto validi. Nonostante l’incertezza derivata dalla svalutazione della sterlina e lo scetticismo degli analisti europei in materia, è possibile guardare con ottimismo all’imprenditoria post Brexit.

    Ciò è dovuto in primis all’impegno del Regno Unito nel finalizzare nuovi accordi commerciali, ma soprattutto per via del prossimo distacco dalle stringenti regolamentazioni imposte ai paesi membri dell’Unione Europea.

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